Facebook ci spia anche quando non facciamo il login?

Le innumerevoli scorribande di Facebook in merito ai dati dei suoi utenti sono ormai note ai più. Ultimamente, infatti, Facebook è più volte caduto sotto inchiesta per presunte irregolarità sulla privacy dei suoi utenti, compromettendo non poco la sua situazione di potenza assoluta del web. Un capitolo che sembrerebbe non essersi ancora concluso e che continua a scrivere pagine importanti (per saperne di più su questo tema clicca qui). Stando ad alcune fonti recenti, Facebook riuscirebbe a reperire con enorme facilità numerose informazioni su comportamenti e interessi di chi naviga in rete, anche quando l’utente non viaggia all’interno del suo algoritmo. Per semplificare, il social blu ci spia anche quando non dovrebbe, poiché l’utente non ha effettuato alcun tipo di login al suo interno. La domanda sorge quindi spontanea. Cosa fa Facebook quando non siamo al suo interno?

Facebook sa sempre cosa ci piace

A spiegarcelo è lo stesso Facebook attraverso un comunicato esplicito pubblicato qualche settimana fa. Un comunicato che fa seguito a due audizioni tenute dallo stesso Mark Zuckerberg di fronte al Senato e alla Camera dei rappresentanti, nel quale il CEO del social blu ha svelato in modo piuttosto esplicito i segreti che stanno alla base dell’attività di reperimento informazioni. Le dichiarazioni riportate rimandano a un sistema specifico che consentirebbe a Facebook di ottenere diverse informazioni riguardo a comportamenti e interessi degli utenti in rete. Tutto questo mentre quest’ultimi navigano in tutt’altri siti, fuori dal circuito della piattaforma social. Una strategia che porta informazioni fondamentali per le strategie di marketing, consentendo al social più famoso al mondo di arrivare sempre puntuale all’utente e presentare a quest’ultimo il prodotto di cui ha bisogno in alcune fasi cardine del suo processo di navigazione.

Com’è possibile che Facebook riesca ad elaborare tutti questi indizi comportamentali?

 

Lo stratagemma è piuttosto semplice, anche se è più facile a dirsi che a farsi. Molti siti, infatti, contengono al loro interno stringhe di codice che riportano direttamente a Facebook. Un codice invisibile all’utente che naviga, ma utilissimo allo staff marketing della piattaforma social, poiché consente a quest’ultima di definire il proprio target con maggiore precisione. Tra gli stratagemmi più usati vi è la richiesta di condivisione o like alla fine di un articolo sul web o la possibilità di registrarsi ad un sito utilizzando il riconoscimento di Facebook. Un metodo già ampiamente utilizzato da altri social, come Twitter e da piattaforme online come Amazon e che ha reso queste due realtà i colossi che sono ormai da anni.

Quali vantaggi restituisce una strategia del genere? Grazie a questi codici nascosti Facebook può tenere traccia dei comportamenti dell’utente, ripresentandogli successivamente ciò che ha ricercato con maggiore frequenza. Uno stratagemma informatico che permette di essere sempre presenti all’interno del flusso di navigazione, ma in modo non troppo invasivo.

I dati che fanno la differenza

Sulla base di quanto detto, quali sono i dati che Facebook riesce a memorizzare con maggiore frequenza? Secondo il comunicato, nel caso di una registrazione ad un sito o di una condivisione di un articolo, il social riuscirebbe ad ottenere l’indirizzo IP di chi naviga. Questo semplicemente seguendo le richieste effettuate dagli utenti mediante browser: un processo che genera una comunicazione diretta tra computer e server. Il server ottiene dal computer connesso diverse informazioni, tra cui l’indirizzo IP, che come informazione principale fornisce il paese di provenienza dell’utente che ha formulato la richiesta online. A quel punto, se il sito digitato contiene al proprio interno una traccia di codice Facebook il gioco è fatto. Con questo  sistema il social di Zuckerberg riesce a creare una mappatura sempre aggiornata relativa alla provenienza dei propri utenti.
Oltre a questo  vi sono anche i cookie, fondamentali per tracciare le navigazioni uniche. Questo perché ad un indirizzo IP non necessariamente corrisponde un solo utente. Per Facebook è perciò importante sapere cosa interessa al singolo navigatore, perché ad ogni connessione corrisponde un comportamento diverso, dettato da interessi diversi. Parametri, come è facile intuire, decisivi per ottenere maggiore visibilità da parte di Facebook, che risponde presente al momento giusto.  Questi dati non sono utili soltanto per conoscere meglio gli utenti di Facebook, ma anche per coloro che non vi si sono ancora iscritti. Tramite Facebook Audience Network, la piattaforma di Zuckerberg può mostrare agli utenti del sito la realtà Facebook, invitandoli ad iscriversi.

Su Facebook proteggere la tua privacy è semplice

Nello stesso comunicato Zuckerberg chiarisce come molti di questi processi di “spionaggio” siano in realtà facilmente arginabili da parte degli utenti.

Molti iscritti a Facebook, infatti, danno deliberatamente accesso a gran parte dei loro interessi e gusti fin dalla prima iscrizione, senza mettere alcun blocco al proprio profilo. Un comportamento che in molti casi evidenzia  una scarsa conoscenza delle varie possibilità che il social blu predispone in materia di privacy. Ecco che senza accorgercene sveliamo i nostri orientamenti politici, la situazione sentimentale o altri interessi specifici, senza preoccuparci di selezionare il pubblico al quale mostrarlo. Proteggere la nostra identità su Facebook è molto più semplice di quello che si pensa: basta soltanto impostare i giusti filtri. Tutto quanto parte dal nostro profilo personale e nello specifico dalla sezione ” le tue preferenze”, dalla quale è possibile dire a Facebook cosa non farci vedere. Non vogliamo essere bombardati da inserzioni relative ai nostri interessi oppure svelare la nostra situazione sentimentale? Allora è sufficiente inserire i blocchi adeguati e il gioco è fatto.

Fonte qui 

 

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