Salgono i prezzi, diminuiscono gli utenti. Nulla di imprevedibile, direte voi, eppure è la prima volta in 12 anni, cioè da quando il colosso ha dato il via al suo servizio streaming, che una situazione del genere si verifica in casa Netflix. Succede negli Usa dove un aumento di prezzo dell’abbonamento ha coinciso con una significativa perdita di abbonati: tempo un solo trimestre e 126mila utenti paganti avrebbero salutato la società di Sarandos. Ma non solo, in una lettera agli investitori si ammette che le cose non sono andate come previsto non solo in termini di vecchi abbonati, ma anche di nuovi. A fronte di una previsione di crescita worldwide nel secondo trimestre di 5 milioni di utenti, ne sono stati sottoscritti solo 2,7 milioni (nello stesso periodo del 2018 erano stati 5,5 milioni). Una situazione quasi imprevedibile, che è si è riflessa in un’immediata perdita del valore in borsa, con i titoli che hanno registrato a Wall Street un meno 10%.
Nonostante la tranquillità con cui Netflix sembra aver incassato la faccenda – “Ci aspettiamo di tornare a una crescita più tipica nel terzo trimestre, e la stiamo vedendo nelle prime settimane“, si legge nella nota condivisa con gli azionisti –, nonostante gli abbonati mondiali rimangano in crescita (siamo a quota 151,56 milioni, che dovrebbero raggiungere i 158,56 milioni nel prossimo) e nonostante i ricavi si attestino intorno ai 4,92 miliardi di dollari, viene da chiedersi se quest’abbandono sia solo l’inizio di una lunga serie e se le motivazioni dell’addio siano solo di natura economica.
Come saprete il mondo delle piattaforme streaming è in sostanziale evoluzione, siamo tutti in attesa dell’arrivo sul mercato di Hulu, Cbs All Access, Apple Tv+ ma soprattutto di Hbo Max e Disney+ che sono pronte a scippare a Netflix centinaia di titoli. Entrambi attesi negli Usa tra fine 2019 e il 2020 (e da noi poco dopo) migreranno verso il servizio di Hbo serie tv del calibro di Friends (per i quali gli utenti solo un anno fa avevano sottoscritto una petizione, minacciando di dismettere gli abbonamenti nel caso la sit-com non fosse più stata disponibile) e Willy, il principe di Bel Air; mentre con l’arrivo del mostruoso catalogo di Topolino si dovranno salutare tutte le produzioni Disney, Pixar, Marvel, Star Wars, National Geographic, oltre che quelle Fox, ormai acquisita, che ricadranno sul catalogo Disney+ e Hulu.
Una piccola rivoluzione, insomma, che non sembra preoccupare più di tanto Ted Sarandos e Co. A detta loro il ritiro di tutti questi titoli non farà altro che consentire di investire maggiori budget in contenuti originali: “Da quello che abbiamo visto, quando ritiriamo dal catalogo contenuti forti i nostri abbonati se ne godono altri”. Affermazione importante che fa ben sperare sulle produzioni originali, soprattutto ora che una direttiva Ue per la diversità culturale dello streaming ha imposto che il 30% dei contenutidovrà essere “locale” e i servizi dovranno investire direttamente sui contenuti (per Netflix sono 4mila ore di girato da recuperare) o contribuire ai fondi nazionali.
Preparatevi quindi a salutare Rachel, i suoi coinquilini e tutti gli altri, e lasciarvi conquistare da serie in arrivo come la Luna Nera o dalla quarta stagione di Suburra. Ma soprattutto iniziate a risparmiare, perché in attesa di alleanze importanti (un assaggio l’abbiamo già avuto con quella tra Netflix e Sky) è probabile che per vedere quel che ci piace non basteranno otto diversi abbonamenti.
Fonte: Wired