La Grande Muraglia cinese, una delle 7 meraviglie del mondo moderno, risalente al 200 a.C, è sicuramente il più grande muro costruito in Cina, giusto?
Sbagliato!
Dal 2006 è stata spodestata dal “Great Firewall”, una grande muraglia (virtuale) di restrizioni e censure che separa l’internet cinese da quello di tutto il resto del mondo.
Cos’è il Great Firewall?
“Great Firewall” è un termine coniato nel 1997 per definire il Golden Shield Project, un progetto tecnologico e burocratico che lavora su molti livelli per trovare, controllare e bloccare i vari contenuti online disponibili per gli utenti cinesi. In pratica si tratta di un enorme filtro che impedisce di accedere dall’interno del Paese a tutta una serie di siti e contenuti disponibili nel resto del mondo. Facebook, Twitter, Google, Youtube: queste e molte altre piattaforme sono di fatto irraggiungibili navigando dalla Cina.
Con una popolazione di oltre un miliardo, la Cina dispone di un bacino di fruitori dei servizi internet di oltre 700 milioni di utenti: ecco che quindi tutto questo non ha portato ad un internet più povero di contenuti, bensì ad un internet parallelo per ogni servizio e piattaforma occidentale.
Ecco che per ogni “programma occidentale”, esiste una sua controparte cinese, con server in Cina e quindi a disposizione dei controlli del governo. Invece di Whatsapp esiste WeChat, invece di Facebook c’è Weibo, Baidu per le ricerche al posto di Google e Alibaba anzichè Amazon per gli acquisti online.
Avendo a disposizione un grande bacino di utenti e poca o nessuna competizione internazionale, alcuni di queste piattaforme sono diventate tra le più grandi non solo della Cina, ma del mondo.
Scavalcare il sistema
Nonostante la rigidità del filtro, dei controlli e delle censure governative, aggirare questo sistema è attualmente relativamente semplice. Spesso basta munirsi di una VPN (una rete virtuale privata), per mascherare il proprio indirizzo IP ed accedere a tutti i siti altrimenti proibiti.
Il governo cinese al momento è tollerante verso questo tipo di “raggiro”, per due motivi: il primo è che molte aziende multinazionali hanno bisogno di un modo per poter accedere alla rete globale e rimanere competitive a livello commerciale. La seconda è che si tratta comunque di una via poco utilizzata dal cittadino medio cinese.
La maggior parte dei cittadini però non sembra avere l’interesse di aggirare il Great Firewall. Per molte persone infatti la presenza di piattaforme digitali interne alla Cina è più che sufficiente per la vita di tutti i giorni, e non è facile rendersi conto di quanto alcuni argomenti sono stati censurati o intorbiditi dalla narrativa del partito.
Conclusioni
Il governo, come abbiamo detto, è al corrente del fatto che le VPN funzionino per aggirare il blocco, e spesso è tollerante con chi trasgredisce per fini personali. Può comunque decidere, come è successo anche in passato, di bloccare alcuni protocolli VPN o arrestare giornalisti e attivisti che hanno utilizzato questa tecnologia per comunicare liberamente con il mondo esterno.
Il fatto che la Cina sia sempre più commercialmente legata al resto del mondo non sta nemmeno portando ad un alleggerimento di questo blocco, anzi: Pechino non cerca di nascondere il suo controllo sulla rete, giustificandolo come un semplice mezzo per mantenere l’ordine e la sicurezza nazionale. Questi controlli stanno portando non pochi problemi per le compagnie straniere intenzionate ad operare in Cina: lo stato infatti può richiedere alcune concessioni in termini di posizionamento dei server all’interno del paese e di censura di alcuni servizi o applicazioni.
Non sembrano quindi esserci all’orizzonte cambiamenti positivi per quanto riguarda la libertà di parola e di informazione in Cina. Per il momento possiamo soltanto essere un po’ più consapevoli del fatto che il web per come lo conosciamo noi è una realtà tutt’altro che scontata.